Come Sister Catherine Wybourne diventò «digital nun»

Il 28 luglio del 2013 il canale televisivo CBC Canada parla del successo mediatico che sta riscuotendo la suora benedettina di clausura Catherine Wybourne, conosciuta negli ambienti della Rete come digital nun. Laurea in storia a Cambridge, dottorato in Spagna, ex banchiera, entra nel 1981 nell’abbazia di Stanbrook nel North Yorkshire in Inghilterra. E qui inizia a dilettarsi con la creazione di siti web (ripristinando anche un servizio di amanuensi moderni) fino ad arrivare a gestire un blog e un servizio podcast. Nel 2009, dopo il trasferimento al monastero della Santissima Trinità presso il priorato di Howton Grove nell’Herefordshire del quale diventerà poi priora, apre il suo account Twitter che arriva a toccare picchi di quasi 30 mila follower.

Sister Catherine crea contenuti religiosi e li veicola usando le potenzialità dei social media che, a metà del nuovo Millennio, iniziano a diffondersi a macchia d’olio. La Rete, che la digital nun considera «il mio moderno scriptorium», viene utilizzata sia per diffondere contenuti religiosi ma anche per creare spazi dove raccogliersi in preghiera (con un servizio di preghiera via chat e via mail) ma anche per raccogliere fondi per il suo monastero.

Nel 2011 viene invitata al Faith 2.0 (organizzata da The RSA e dalla Tony Blair Faith Foundation sul tema sul tema dell’influenza sulla religione della tecnologia dell’informazione e come la sfera pubblica fosse stata sua volta influenzata da questa interazione) per parlare proprio di religione e Internet; al termine del suo intervento sottolineò come lei non abbia mai voluto «un Dio virtuale, voglio un Dio reale. […] non voglio una comunità virtuale, voglio una comunità reale, perché solo un Dio reale e una comunità reale mi permetteranno di crescere».

Nel febbraio del 2022 Catherine Wybourne, @digitalnun, muore a causa di un cancro. La notizia viene data dalle consorelle proprio sul suo profilo Twitter: «Pregate per l’anima di Suor Catherine Wybourne, che è morta ieri a casa, nel monastero, tra le braccia della sua comunità. Che possa riposare in pace» (il tweet è del 25 febbraio del 2022).

Tra i commenti di cordoglio e di affetto alla notizia, quelli di decine di religiosi che avevano seguito l’esempio di Sister Catherine nel corso degli anni. Ad oltre un anno dalla sua scomparsa, il suo profilo Twitter ha generato engagement confermando quanto scritto nel 2016 da Tan Meng Yoe, studioso malese di Comunicazione e Media, nell’articolo “Authenticity in Online Religion: An Actor-Network Approach”: «Il blog, o la pagina di un profilo Facebook, continuano a interagire con altri attori anche quando i proprietari delle pagine sono disconnessi da Internet. Quindi, se vogliamo tracciare una serie di reti e associazioni di una particolare persona, le reti non saranno costituite solo dalle sue associazioni umane o dalle sue istituzioni sociali, ma anche da una vasta rete di attori non umani che fanno da cornice e costituiscono l’essere umano» (p. 47).

Sister Catherine è, paradossalmente, ancora oggi “presente” online, la sua casella di posta i suoi “avatar” in Rete, nelle loro molteplici forme, interagiscono continuamente per suo conto, anche dopo la sua morte, provocando, in chi interagisce, un’azione di qualche tipo.


EDIT: Dal mese di Novembre 2023 il profilo Twitter di Suor Catherine è stato cancellato.

PER SAPERNE DI PIÙ

Meng Yoe, T. (2016). “Authenticity in Online Religion: An Actor-Network Approach”. International Journal of Actor-Network Theory and Technological Innovation. 8, pp. 44-54.

Meng Yoe, T. (2020). Malaysian Christians online. SpringerLink.

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