Cos’è la digital religion?

La digital religion è un approdo.

È un termine che racchiude l’evoluzione di un concetto partito con la cyber-religion e passato per le categorizzazioni di online religion e religion online

Indica un campo di ricerca largo, un aspetto di quell’onlife (il fortunato neologismo creato dal filosofo italiano Luciano Floridi che sintetizza i termini online e offline) e osservabile quotidianamente vista la penetrazione capillare della Rete grazie anche alla facilità di accesso che ci è concessa. Un flusso continuo tra lo spazio online e offline che non significa, però,  una mancanza di distinzione tra i due ambiti. 

Nell’introduzione del 2013 a Digital Religion. Understanding Religious Practice in Digital Media Heidi Campbell, considerata a ragione una delle massime studiose del tema, scrive che la digital religion «non si riferisce semplicemente alla religione come viene eseguita e articolata online, ma indica come i media e gli spazi digitali stiano plasmando e vengono plasmati dalla pratica religiosa». 

In questo largo campo concettuale, dunque, il fenomeno religioso è modellato sia ai tratti della cultura online (come l’interattività, la convergenza e il contenuto generato dal pubblico) sia alla religione tradizionale (come i modelli di credenza e rituale legati a comunità storicamente radicate).

Il termine digital religion ha iniziato a circolare nel mondo accademico fin da primordi del 2012. Ad esempio è stato utilizzato come titolo di diverse conferenze come l’International Conference on Digital Religion presso l’University of Colorado Boulder nel mese di gennaio e nel mese di giugno, in Finlandia, al Digital Religion Symposium al Donner Institute di Turku. È comparso in progetti di ricerca come quello gestito dal Center for Religion and Media della New York University (Digital Religion: Knowledge, Politics and Practice). 

Per delimitare i contorni del campo largo della digital religion e soprattutto per fornire un modello interpretativo da applicare al fenomeno religioso in Rete, la Campbell ha individuato cinque tratti comuni alla network religion, intendendo con questo termine che l’esperienza, il credo e la pratica religiosa sono vissuti online attraverso relazioni e interazioni sociali dinamiche. I tratti comuni rilevati dalla studiosa includono la facilitazione di una comunità in rete, le identità storiche, le autorità mutevoli, le pratiche convergenti e la realtà multisito. L’insieme di questi cinque tratti forniscono spunti per capire «come la pratica religiosa non solo venga alterata quando viene importata online, ma come la religione su Internet rifletta sottili cambiamenti nella pratica culturale religiosa offline che sono stati notati anche all’interno degli studi sulla cultura religiosa in generale» (Campbell, 2012, p. 2).

PER SAPERNE DI PIÙ

Campbell, H. (2012). Understanding the relationship between religious practice online and offline in a networked society. Journal of the American Academy of Religion. 80(1), 64-93. https://doi.org/10.2307/41348770

Campbell, H. (2013). Digital Religion. Understanding Religious Practice in New Media Worlds. Rutledge

Cheong, P. H., Nielsen, P. F., Gelfren, S., & Ess, C. (2012). Digital Religion, Social Media and Culture: Perspectives, Practices and Futures. Peter Lang Pub Inc.

Floridi, L. (A c. Di). (2015). The Onlife Manifesto. Springer International Publishing. https://doi.org/10.1007/978-3-319-04093-6

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