IA e immortalità digitale: come la tecnologia fa rivivere i defunti
Sono circa dieci anni che gli sviluppatori cercano di adattare le potenzialità dell’Intelligenza artificiale per soddisfare uno dei più grandi desideri dell’uomo: conversare con i morti.
In origine fu lo «Skype con i morti», pensato dalla startup Eternime (2015) che aveva come obiettivo «preservare i pensieri, le storie e i ricordi di intere generazioni e di creare una biblioteca di memorie umane, dove poter chiedere alle persone del passato le loro esperienze e i loro pensieri individuali o collettivi». Poi il bot Roman, ideato dall’ingegnera russa Eugenia Kuyda sempre nel 2015 per far “rivivere” un amico morto in un incidente stradale. Entrambi i progetti però fallirono o presero strade diverse (Eternime ha chiuso abbandonando il progetto, il bot Roman si è invece trasformato in un chatbot di intrattenimento noto come Replika.)
Alla fine del 2021 fu la volta di StoryFile, un servizio che permetteva, a chi voleva, di poter parlare con il proprio caro defunto nel giorno del suo funerale. Anche in questo caso, il servizio venne ben presto accantonato e trasformato in una sorta di archivio della memoria, contenente una serie di domande prestabilite le cui risposte vengono archiviate e date, dopo una sollecitazione, dalla persona cara che non c’è più.
Nel 2023 ci sta riprovando una startup coreana, DeepBrain AI, con il progetto Re;memory.
Chiunque desideri preservare la memoria, propria o di un proprio caro, partecipa a una sessione di registrazione video della durata di sette ore. Attraverso questo prolungato processo di ripresa, l’intelligenza artificiale assimila il modo di esprimersi, i gesti, le espressioni facciali e persino le sfumature comunicative.
Una volta acquisite queste informazioni, Re;memory ricrea una versione virtuale di tale individuo, consentendo conversazioni tramite videochiamate anche dopo la sua scomparsa. La compagnia sudcoreana afferma che questa replica virtuale non si limita a un mero scambio di parole, ma è in grado di richiamare il passato, rievocando eventi significativi, aneddoti personali e altro ancora. Con ogni nuova videochiamata, la replica virtuale assimila ulteriori dettagli, apprendendo sempre di più sulla famiglia e trasformandosi gradualmente nella figura da cui si è dovuti separare.
Ogni chiamata verrà effettuata in una apposita sala messa a disposizione dall’azienda al costo, per ogni chiamata di circa 1200 dollari (il costo della preparazione del servizio oscilla tra i 12 mila e i 24 mila dollari). Ad agosto del 2023 il servizio è disponibile negli Stati Uniti e in alcune nazioni asiatiche, ma in caso di successo significativo, potrebbe fare ingresso anche in Europa.
Sul tema alcuni autori hanno iniziato a parlare di digital necromancy (Hutson & Ratican 2023) citando, ad esempio, il caso di Ameca un robot alimentato dall’AI che incarna un individuo specifico, o di digital immortality (Savin-Baden & Burden, 2018) distinta in unidirezionale (i memoriali digitali ad esempio) i bidirezionale (come nel caso dei servizi nei quali il defunto continua ad interagire con i propri cari).
PER SAPERNE DI PIÙ
Savin‐Baden, M., & Burden, D. (2018). Digital immortality and virtual humans. Postdigital Science and Education, 1(1), 87–103. https://doi.org/10.1007/s42438-018-0007-6.
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