Facebook e l’hub «Faith and Spirituality Communities»

Nei mesi funestati dalla pandemia da COVID19, Facebook (nel 2021 cambierà nome diventando Meta Platforms) lancia un servizio dal titolo particolarmente evocativo: «Faith and Spirituality Communities».

Si tratta di un vero e proprio hub per permettere ai leader religiosi di «rimanere in contatto con le proprie comunità» sfruttando al meglio Facebook, Instagram e WhatsApp «to connect with and serve your members and followers». Questo tipo di attività (come un corso specifico dal  titolo «Keeping Your Community of Faith Connected» oltre una vasta serie di tool) è il risultato di un percorso che parte da lontano.

Nel 2017 Mark Zuckerberg pubblicò sulla sua pagina di Facebook una lunga nota intitolata «Building Global Community» nella quale discuteva ampiamente dell’impatto della comunità globale connessa online e di come la sua azienda fosse pronta a realizzare questo compito enorme ma utile all’uomo. In un passaggio di quel manifesto, il fondatore di Facebook non ha mancato di sottolineare il ruolo delle Chiese, e di conseguenza della religione, quale organizzazione che condivide un ruolo centrale nella società in grado di fornire un «senso di scopo e di speranza; la convalida morale che siamo necessari e che facciamo parte di qualcosa di più grande di noi; il conforto che non siamo soli e che una comunità si prende cura di noi; il tutoraggio, la guida e lo sviluppo personale; una rete di sicurezza; i valori, le norme culturali e la responsabilità; gli incontri sociali, i rituali e un modo per incontrare nuove persone; e un modo per passare il tempo».

Da allora l’interesse da parte dell’azienda verso il mondo religioso è stato un crescendo: è stato istituito un Global Faith Partnerships (oggi il leader di questa divisione è Nona Jones, pastore in Florida e autrice nel 2020 del volume From Social Media to Social Ministry) avviando una serie di collaborazioni con organizzazioni religiose come la Church of God e la Hillsong Church e sperimentando dei tool come i «Prayer Post» e speciali abbonamenti per ottenere contenuti religiosi esclusivi.

Nell’estate del 2021, immediatamente dopo gli sconvolgimenti causati dal COVID19, il New York Times e l’agenzia giornalistica Reuters rivelarono di un summit tenuto dai vertici di Facebook con  diversi leader religiosi in tutto il mondo per presentare alcuni strumenti di realtà virtuale e realtà aumentata. Non paga di ciò, l’azienda di Menlo Park in California ha iniziato una «campagna acquisti» tra i gestori delle piattaforme online delle megachurch come Life.Church.

Oggi sempre più organizzazioni religiose provano a rendere marcata la loro voce online usando gli strumenti digitali di Meta. In questa ottica Facebook assume un ruolo fondamentale almeno per tre ordini di ragioni.

La prima è relativa all’accessibilità e alla duttilità della piattaforma che rende questo social media uno spazio facilmente conquistabile per le organizzazioni religiose. Come già scritto i servizi che il social media mette a disposizione delle organizzazioni religiose sono molto potenti e soprattutto facili da usare.

La seconda ragione è la potenza del social media come piattaforma pubblicitaria: l’uso della sponsorizzazione, a pagamento, di determinati contenuti a carattere religioso sta diventando molto diffuso tra le Chiese  e tra i leader spirituali di determinati movimenti.

La terza e ultima ragione, ma non per importanza, è che la piattaforma è completamente gratuita e non prevede nessun costo tranne per le sponsorizzazioni e recentemente per ottenere il badge blu di verifica.

PER SAPERNE DI PIÙ

Dias, E. (2023, June 22). Facebook’s next target: the religious experience. The New York Times. https://www.nytimes.com/2021/07/25/us/facebook-church.html

Jones, N. (2020). From Social Media to Social Ministry. Zondervan.

Salvati, A. (2019). Le Fanpage di Facebook dedicate ai santi. Santi Internauti. Esplorazioni agiografiche nel web. pp. 109-125. Viella.


 

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